Vitreo

L’occhio è ripieno, per i 4/5 del suo volume, di un liquido viscoso, trasparente, avascolare, simile alla chiara dell’uovo, (costituito per il 99% di acqua e per il restante 1% di fibre collagene ed acido ialuronico), detto appunto vitreo. Perfettamente trasparente ed aderente alla retina (tramite una membrana, detta limitante interna) e al cristallino, riempie ogni spazio della camera vitrea. Molteplici sono le funzioni del vitreo che vanno dalla funzione metabolica e di nutrimento filtrando e selezionando le molecole che lo attraversano, impedendo la trasmigrazione cellulare al suo interno essendo anelastico ed impermeabile, alla funzione diottrica, in quanto è perfettamente trasparente, a quella di riempimento e di assorbimento dei microtraumi esterni bulbari, a quella di reagire alle infiammazioni in quanto possiede capacità degenerative e proliferative. Inoltre, considerando la rapidità dei movimenti oculari e le violente trazioni esercitate sul bulbo dai muscoli oculari e quindi le trazioni interne tangenziali alle quali sono sottoposte strutture particolarmente delicate come la retina ed il cristallino, il vitreo svolge una particolare funzione di protezione su questi tessuti. Nel giovane presenta 3 zone di particolare aderenza alla retina, all’ora serrata la parte più periferica ed anteriore di questa, un’area anulare larga circa 4 mm detta base del vitreo che è la più tenace è presenterà una residua aderenza per tutta la vita, a livello della papilla ottica la testa del nervo ottico al polo posteriore dell’occhio e lungo i vasi arteriosi e venosi principali. Con il trascorrere degli anni la perdita di consistenza dell’acido ialuronico è responsabile della “fluidificazione” della porzione posteriore del vitreo (processo che aumenta con l’età, sopra gli 80 anni di età oltre la metà del gel è fluidificato) e formazione di lacune di vitreo fluidificato. Le fibre collagene (che costituiscono l’”impalcatura” del vitro), si aggregano in filamenti di dimensioni maggiori (“sineresi vitreale”(già presente nel 5% dei soggetti dai 21 ai 40 anni). Questi aggregati fibrillari, più o meno densi, galleggiano nelle aree fluidificate con caratteristici post-movimenti, venendo percepite dal paziente come mosche volanti, fili di ragnatela, etc. dette dagli oculisti “corpi mobili o miodesopsie”. L’ulteriore fluidificazione del vitreo e la coalescenza delle lacune vitreali porta al collasso del vitreo che si concretizza nel “distacco posteriore di vitreo fenomeno che spesso allarma seriamente il paziente consistente nella perdita di aderenza del vitreo alla papilla ottica e ai vasi retinici. I “corpi mobili o miodesospsie sono dovuti a condensazione del collagene vitreale (molto più raramente a coaguli ematici organizzati dopo una emorragia vitreale, trauma, o flocculi post-infiammatori), da fibre collagene e acido ialuronico. La capacità di quest’ultimo di legare le molecole d’acqua è alla base del mantenimento della struttura del gel vitreale. Le cellule retiniche sono incapaci di avvertite dolore, temperatura e pressione per cui quando si realizza il distacco posteriore del vitreo non si avverte nessun dolore o tensione dell’occhio, ma solo la percezione di numerosi corpi mobili a volte con associati lampi luminosi. Le miodesopsie galleggiando nella parte fluidificata del vitreo, si muovono seguendo i movimenti dell’occhio, ma sono dotate di post-movimenti, cioè quando l’occhio si ferma, proseguono nel loro percorso per inerzia. Sono quindi percepite non come macchie fisse, ma come conchiglie che seguono il moto ondoso al di sopra della sabbia. Nonostante siano fastidiose, si tratta comunque di manifestazioni benigne che nella maggior parte dei casi, soprattutto quelle più piccole si risolvono da sole in qualche mese e che non hanno dirette influenze sullo stato oculare. Solo in una bassa percentuale dei casi sono più grandi e tendono a persistere per anni recando un notevole disagio nella vita quotidiana. Comunque, circa il 15% dei pazienti con distacco acuto del vitreo sintomatico (associato a lampi, numerosi corpi mobilie o appannamento della vista) presenta delle rotture retiniche periferiche e se si associa emorragia vitreale il rischio di avere delle lacerazioni retiniche sale al 70%. Quindi la percezione di una miodesospsia, piccola o grande che sia, necessita di un accurato controllo del fondo oculare da parte dell’oculista che dovrà essere ripetuto a circa 4-6 settimane di distanza in caso di distacco di vitreo incompleto o lesioni periferiche della retina a rischio.