Ipermetropia

 

I raggi paralleli provenienti dall’infinito vengono deviati (rifratti) dal sistema cornea/cristallino su una parte specifica della retina che consente la visione nitida: la macula. Quindi un occhio che riesce a convergere perfettamente i raggi paralleli provenienti dall’infinito sulla macula è un occhio emmetrope. In tale occhio si è avuto uno sviluppo armonico ed equilibrato tra le sue dimensioni e il suo “sistema rifrattivo” (cornea/cristallino). In tale occhio si è avuto uno sviluppo armonico ed equilibrato tra le sue dimensioni antero-posteriori e il suo sistema rifrattivo cioè la cornea ed il cristallino. In Italia, per consuetudine, un occhio emmetrope ha un’acuità visiva (o visus) di 10/10 (dieci/decimi) (Frazione di Snellen). Spesso vengono confusi i decimi di questa frazione, che quindi esprimono quante righe il paziente legge sull’ottotipo (la tabella che utilizzano gli oculisti) su un totale di 10 (quindi il paziente leggerà; 1/10; 2/10 e così via sino ai 10/10 per le lettere più piccole) con le diottrie (impropriamente gradi) che sono invece, le unità di misura del potere delle lenti (positive, negative o cilindriche) necessarie per correggere un determinato vizio di refrazione . (Per esempio un miope lieve ha necessità di un occhiale di – 2 diottrie per vedere i 10/10 altrimenti il suo visus senza lenti sarebbe al di sotto di 1/10). Alla nascita tutti hanno un bulbo oculare più corto della norma (ipermetrope). Lo sviluppo nel periodo successivo, a differenza della sua parte anteriore (cornea e cristallino che raggiungono già a 2 anni le normali dimensioni) è prevalentemente a carico della sua porzione posteriore che cresce rapidamente (probabilmente influenzato oltre che dai fattori genetici anche da fattori ambientali e neurologici) portandosi alle dimensioni dell’adulto (circa 23,5 mm in un soggetto normale) nell’adolescenza. Se durante questo sviluppo, l’occhio diventa più lungo del previsto si realizza uno squilibrio tra cornea-cristallino e lunghezza assiale e l’occhio viene detto miope ed i raggi vengono messi a fuoco al davanti della retina. Se l’occhio, al termine del suo accrescimento, “rimane” più corto del previsto si realizza, anche in questo caso, uno squilibrio tra cornea-cristallino e lunghezza assiale. In tale occhio i raggi paralleli che provengono dall’infinito anziché sulla macula, vengono messi a fuoco dietro la macula e su questa vengono a formarsi delle immagini tanto più sfuocate tanto maggiore è lo squilibrio tra i due sistemi (ossia quanto più elevata è l’ipermetropia). Tale vizio rifrattivo, opposto alla miopia, si definisce ipermetropia. A differenza della miopia però, la natura ci ha messo a disposizione un sistema che è poi quello che usiamo per vedere da vicino, per compensare, almeno in parte, tale vizio rifrattivo: l’accomodazione. Variando quindi il potere del cristallino possiamo infatti compensare tale difetto sino a riuscire a vedere nitidamente i 10/10 pur avendo un’ipermetropia di 1-2 diottrie (e i giovani molto di più) senza apparente sforzi. Per vicino però compaiono, soprattutto nella visione prolungata e in relazione all’età, dei sintomi di stanchezza e affaticamento visivo (appannamento, sdoppiamento delle immagine, etc,sintomi che si definiscono astenopia accomodativa). E’ per questo che è opportuno fare una visita oculistica con cicloplegia, soprattutto ai bambini, dove tale difetto può essere misconosciuto e spesso responsabile, nella prima infanzia, dello strabismo. L’ipermetropia si correggere con lenti convergenti (o positive) che sono in grado di riportare il fuoco esattamente sulla macula, con lenti a contatto o mediante la correzione chirurgia (chirurgia refrattiva).